I miracoli di Gesù

(114)

Il mendico sulla via di Gerico (da 416.3 a 416.6)

"Sono... samaritano. Non mi picchiare..."
"Non picchio mai nessuno. Non sprezzo mai nessuno. Ho pietà di tutti."
"Allora... Allora sei il Rabbi di Galilea!"
Il mendico si prostra, si precipita come un corpo morto col volto nella polvere, giù dal suo mucchio di sassi, davanti a Gesù.
"Alzati. Son Io. Non temere. Alzati e guardami."
Il mendico alza il volto rimanendo sempre in ginocchio, tutto sghimbescio per la sua deformità.
"Date un pane e da bere a quest'uomo" ordina Gesù ai discepoli sopraggiunti.
E' Giovanni che dà pane e acqua.
"Ponetelo a sedere, chè mangi con comodo. Mangia, fratello."
Il povero piange. Non mangia. Guarda Gesù con gli occhi di un povero cane randagio che si vede carezzare e sfamare da un pietoso, per la prima volta.
"Mangia!" ordina Gesù sorridendo.
Il poveretto mangia tra un singhiozzo e l'altro e le lacrime intridono il pane. Ma nel pianto è anche un sorriso. Si rassicura pian piano.
"Chi ti ha fatto questa ferita?" chiede Gesù toccando con le sue dita la benda sudicia della fronte.
"Mi ha travolto, apposta, col suo carro, un ricco fariseo... Mi ero messo a un crocevia chiedendo un pane. Mi ha mandato addosso i cavalli, così presto che non ho potuto scansarmi. Per questo fui per morire. Ho ancora un buco nella testa e ne esce putrida materia."
"E lì chi ti ha colpito?"
"Mi ero accostato alla casa di un sadduceo, dove c'era banchetto, per chiedere gli avanzi delle mense, dopo che ne eran stati scelti dai cani i migliori. Mi vide e mi aizzò contro i cani. Uno mi ha sbranato la coscia."
"E questa grande cicatrice che ti storpia la mano?"
"Fu un colpo di bastone che mi dette uno scriba tre anni sono. Mi riconobbe samaritano e mi colpì spezzandomi le dita. Per questo non posso lavorare. Storpia la destra, morta una gamba, come posso guadagnare per vivere?"
"Ma perchè esci dalla Samaria?"
"Il bisogno è brutto, Maestro. Siamo molti infelici e non c'è pane per tutti. Se Tu mi aiutassi..."
"Che vuoi che ti faccia?"
"Guarire per lavorare."
"Credi tu che Io possa?"
"Sì, lo credo, perchè Tu sei il Figlio di Dio."
"Credi tu questo?"
"Lo credo."
"Tu, samaritano, lo credi? Perchè?"
"Perchè non so. So che credo in Te e in chi ti ha mandato. Ora che sei venuto non c'è più differenza di adorazione. Basta adorare Te per adorare il Padre tuo, Signore eterno. Dove Tu sei là è il Padre."
"Udite, amici? (Gesù si volge ai discepoli). Costui parla per lo Spirito che gli illumia la verità. E costui, in verità vi dico, è superiore agli scribi e farisei, ai sadducei crudeli, a tutti questi idolatri che bugiardamente si dicono figli della Legge. La Legge dice di amare il prossimo, dopo Dio. E costoro al prossimo che soffre e chiede pane danno percosse, al prossimo che supplica mandano contro cavalli e cani, al prossimo che si mette in basso, più in basso dei cani del ricco, lanciano contro i cani stessi per renderlo ancor più infelice di quanto l'infermità non lo faccia. Sprezzanti, crudeli, ipocriti, non vogliono che Dio sia conosciuto e amato. Se lo volessero lo farebbero conoscere attraverso le loro opere, come costui ha detto. Sono le opere, non le pratiche, quelle che fanno vedere Dio vivente nel cuore degli uomini e portano gli uomini a Dio.
E non dovrò, Giuda che mi rimproveri di essere imprudente,e non dovrò Io colpirli col mio rimprovero? Tacere, fingere che li approvo, sarebbe approvare la loro condotta. No. Per la gloria di Dio non posso Io, suo Figlio, permettere che la gente umile, infelice, buona, creda che Io approvo i loro peccati. Sono venuto per fare dei gentili, dei figli di Dio. Ma non posso far questo se essi vedono che i figli della legge - si dicono tali, ma bastardi sono - praticano un paganesimo più colpevole del loro, perchè questi ebrei hanno conosciuto la Legge di Dio ed ora ci sputano sopra il rigurgito delle loro passioni soddisfatte come da bestie immonde. Devo credere, o Giuda, che tu sei come loro? Tu che rimproveri Me delle verità che dico? O devo pensare che tu sei in pensiero per la tua vita? Chi mi segue non deve avere preoccupazioni umane. Io l'ho detto. Sei a tempo ancora, Giuda, di scegliere fra la mia via e quella dei giudei che approvi. Però pensa: la mia va a Dio. L'altra a Nemico di Dio. Pensa e decidi. Ma sii schietto.
E tu amico, sorgi e cammina. Leva quelle bende. Torna alla tua casa. Sei guarito per la tua fede."
Il mendico lo guarda stupito. Non osa tentare di stendere la mano...poi prova. E' intatta tornata identica alla sinistra. Lascia il bastone, punta le mani sulla macia e fa forza. Si leva. Si regge. La paralisi che rattrappiva la gamba è guarita. Muove la gamba, la piega... fa un passo, due, tre. Cammina... Guarda Gesù con un grido e un pianto di gioia. Si strappa la benda dal capo. Si tocca verso l'occipite dove era il buco marcioso. Nulla. Tutto guarito. Si strappa il cencio sanguinoso dall'anca: la pelle è intatta.
"Maestro, Maestro e Dio mio!" grida alzando le braccia, e poi gettandosi in ginocchio a baciare i piedi di Gesù.